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Rigenerare per non sprecare: la nuova edilizia che ri-valorizza il costruito

  • angeloluigimarchet
  • 25 nov
  • Tempo di lettura: 3 min
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C’è un tempo in cui costruire significa crescere, e un tempo in cui rigenerare diventa un dovere. Oggi, il nostro tempo ci chiede questo: rigenerare.

Rigenerare i luoghi, i materiali, le relazioni tra le persone e lo spazio urbano.

È una sfida epocale che riguarda le città, il settore delle costruzioni e la società intera. Un’opportunità che, se colta con visione e coraggio, può inaugurare una nuova stagione dell’edilizia. Un’edilizia che non consuma, ma cura. Che non aggiunge, ma restituisce.


Il settore delle costruzioni e la sfida climatica

Il settore dell’edilizia e delle costruzioni ha un impatto cruciale sul cambiamento climatico. Secondo i dati più recenti dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), è responsabile di circa il 37% delle emissioni globali di CO₂ legate all’energia.

Un dato imponente, che comprende l’intero ciclo di vita degli edifici: dalla costruzione alla gestione, fino alla demolizione.

Queste emissioni si suddividono in due grandi categorie:

Emissioni operative (circa 28%): derivano dall’uso quotidiano degli edifici — riscaldamento, raffrescamento, illuminazione, apparecchiature elettriche.

Emissioni incorporate (circa 11%): sono legate ai materiali e ai processi di costruzione, includendo l’estrazione delle materie prime, la produzione dei manufatti, il trasporto e la realizzazione stessa degli edifici.

Mentre le emissioni operative sono oggi oggetto di politiche e tecnologie di efficientamento sempre più efficaci, le emissioni incorporate rappresentano la vera sfida emergente, soprattutto nei Paesi in forte urbanizzazione, dove si prevede la costruzione di milioni di nuovi edifici nei prossimi decenni.

Nel nostro Paese, però, si profila una dinamica demografica differente. Secondo le proiezioni dell’ISTAT, entro il 2050 la popolazione residente in Italia calerà tra i 51,7 e i 54,2 milioni, rispetto agli attuali 59 milioni. Un calo dovuto al persistente declino delle nascite e all’invecchiamento della popolazione.

In uno scenario di questo tipo, è evidente che non avremo bisogno di nuove espansioni edilizie, ma di una trasformazione intelligente del costruito esistente.

Gli edifici realizzati nel dopoguerra, oggi largamente diffusi, non rispondono più alle esigenze contemporanee: sono inefficienti dal punto di vista energetico, carenti in termini di comfort abitativo (isolamento acustico, distribuzione degli spazi, assenza di tecnologie abilitanti), rigidi e inadatti a una società in continua evoluzione.

Rigenerare, in questo contesto, non significa solo ristrutturare: significa avere il coraggio di favorire la sostituzione e la ricostruzione quando l’esistente non è più recuperabile in modo efficiente.

Una ricostruzione sostenibile, attenta all’ambiente e al contesto urbano, è spesso più efficace — anche in termini di impatto ambientale — della mera ristrutturazione, soprattutto quando non si tratta di edifici storici o di valore architettonico.


Il Green Deal europeo: rigenerare per decarbonizzare

In questo quadro, la rigenerazione urbana assume un valore strategico anche a livello europeo. Il Green Deal dell’Unione Europea ha fissato un obiettivo ambizioso: raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Per farlo, è indispensabile trasformare radicalmente il modo in cui costruiamo, ristrutturiamo e viviamo gli edifici.

La Renovation Wave Strategy — parte integrante del Green Deal — prevede di raddoppiare il tasso di ristrutturazione degli edifici nei prossimi anni e di ridurre drasticamente le emissioni del parco immobiliare europeo.Questo significa che la rigenerazione del patrimonio esistente non è solo una necessità per l’Italia, ma una priorità continentale, sostenuta da direttive, investimenti e politiche mirate.


Città da rigenerare, più che da espandere

Per ridurre davvero l’impronta ambientale dell’edilizia, serve una strategia integrata di rigenerazione urbana che:

recuperi e valorizzi il patrimonio edilizio esistente;

riduca i consumi energetici;

aumenti l’uso di fonti rinnovabili;

privilegi materiali a basso impatto ambientale secondo i principi dell’economia circolare.

In questa direzione si muove anche la nuova Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD), che mira a trasformare il patrimonio edilizio europeo in un parco immobiliare a zero emissioni entro il 2050, richiedendo l’impiego di materiali sostenibili, cicli di vita più lunghi, piani di manutenzione programmata e una maggiore attenzione al riuso e alla ricostruzione intelligente.

In questo contesto, il legno rappresenta una risorsa fondamentale. È rinnovabile, riciclabile, leggero da trasportare e lavorare. Ma soprattutto, ha una capacità unica: stocca CO₂ al suo interno, trasformando gli edifici in veri e propri “pozzi di carbonio”.

Così, possiamo immaginare le città del futuro come foreste urbane, in cui ogni edificio contribuisce attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico.


Rigenerare è innovare la filiera

Rigenerare significa anche rilanciare l’intera filiera delle costruzioni. Un settore ricco di competenze, tradizione e innovazione che può diventare protagonista della transizione ecologica.

Significa investire nella manutenzione, nel riuso, nella riparazione e, quando necessario, nella ricostruzione progettata, abbracciando una cultura della durata e della cura.

L’edilizia del futuro non sarà quella dell’espansione illimitata, ma quella della trasformazione intelligente dell’esistente. Un’edilizia capace di generare valore ambientale, economico e sociale, restituendo qualità ai luoghi e dignità all’abitare.

 
 
 
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